Gennaio 2023
Carissimi,
raccolgo il mese di gennaio 2023 di ritorno dall’aeroporto di Bergamo dove ho accompagnato Juan Martìn e Gustavo Pez, il primo è il superiore provinciale dei Clarettiani della Provincia san Paolo e il secondo il suo vicario. I due confratelli, della loro visita parlerò in questa lettera, erano arrivati in visita alla nostra casa il 29 gennaio.
Del gennaio raccolgo il ricovero del padre Elia Panizza per rottura del femore; è ancora ricoverato ma si sta riprendendo bene. Un incontro con le donne del decanato di Oggiono sul tema di Fratelli tutti. Le esequie del papà di Massimo Pelladoni nella parrocchia di Garlate.
Un’assemblea per i soci di via Gaggio e una domenica con pranzo per tutti i referenti dell’iniziativa I Pani del Mediterraneo.
Nel mese c’è stato un incontro con il Tavolo della Pace e la partecipazione alla celebrazione ecumenica a Malgrate.
La senatrice Ilaria Cucchi (sorella di Stefano Cucchi) con l’assessore Emanuele Manzoni sono venuti a visitarci alla Casa.
Il mondo clarettiano
Dal 29 gennaio al 1° febbraio sono stati a vivere con noi Juan e Gustavo. Devo dire che è stata una convivenza fraterna, bella e produttiva.
Si sono inseriti nella dinamica che sta seguendo la comunità di via gaggio: dialogo tra associazione e realtà clarettiana. Nei giorni di permanenza siamo andati a trovare Elia in ospedale; abbiamo dialogato con il Vicario Episcopale del territorio (mons Maurizio Rolla) e con il parroco di Maggianico/Chiuso (don Ottavio Villa). Siamo andati pellegrini al santuario e ai luoghi di s. Girolamo Emiliani. Abbiamo vissuto, pregato e celebrato insieme. All’assemblea del 30 sera hanno partecipato i cinque confratelli che vivono a Segrate e nel mattino seguente sono ritornati per raccogliere in una riflessione comune le impressioni dell’assemblea.
Riporto ora qualcosa dell’assemblea vissuta il 30 sera alla Casa con una buona partecipazione dei soci e dei volontari e dei clarettiani. Gli appunti sono stati raccolti da Giovanni Valsecchi (Giò).
Riunione Casa sul Pozzo
Dopo l’ascolto della Preghiera Apostolica (video) leggo una scheda inviata come traccia della questione, che riporto
Alcune dinamiche da avere presenti nella vita della Comunità di via Gaggio e nella comunità clarettiana. Dobbiamo trovare una formula che rispecchi il cammino fatto e sperimentato in questi anni. Le due identità (clarettiani e via gaggio) non si fondono, sono distinte ma si contaminano con la loro intensità. Quindi non assorbimento reciproco da generare una fusione, ma una fermentazione.
Non si può trovare una formula classica. Bisogna lavorare a inventare una formula che riconosca la laicità radicale dell’associazione che dialoga con una vocazione missionaria, quella clarettiana. Un riconoscimento delle due diversità e delle contiguità.
Troviamo nella preghiera apostolica di Claret il punto di aggancio reciproco; è il patrimonio comune: fare per sé e per gli altri in una dinamica di scambio, allo scopo di:
- stimolarsi a far emergere e realizzare la vocazione reciproca in uno stile di fraternità, lasciandosi interrogare dalla vita; una vita itinerante sui Territori dai quali ricevere domande e sollecitazioni che si confrontano con la Parola e con il discepolato del Signore Gesù;
- difendere la laicità che è il sacramento con il quale ogni uomo e donna sono al mondo;
- fermentarsi e sostenersi reciprocamente. Flussi di energia attiva che produca cambiamento nelle vite.
Questo è un lavoro di incarnazione dove si incrocia il tempo di Nazaret e quello di camminanti nella Giudea e nella Samaria di oggi; con lo stile di prendersi a cuore l’umanità che ha fame e soffre.
Richiede di non vivere le appartenenze come feticci da custodire e idolatrare (stili, percezioni, modelli); non abbiamo bisogno di omologarci per difenderci, ma il nostro compito è quello di perderci come lievito e come seme.
La famiglia clarettiana sarà stimolante se non costruisce o produce multipli anche nella modalità di approccio ma vive nel farsi tutto a tutti.
La comunità clarettiana ha il compito di riconoscere, tutelare e promuovere questa identità.
Raccolgo alcune voci per la comunità clarettiana in ordine alla presenza a Lecco
- Uno spazio per sperimentare la vita condivisa nel quotidiano.
- Se ci sarà la possibilità di un confratello giovane, accoglienza e accompagnamento per tempi brevi o medi per giovani per un tempo di sperimentazione, di verifica del proprio progetto di vita.
- Leggere e ascoltare assieme la Parola – compresa quella degli uomini di oggi.
- Accompagnare il processo di fermentazione tra le varie umanità presenti sul territorio.
- Accoglienza e amicizia condivisa tra cristiani e musulmani.
- Sostegno condiviso con laici per rendere più feconda la trasformazione alla quale siamo chiamati in questi anni.
- Abitare i territori umani della pace e dell’immigrazione.
- Con uno stile di sobrietà, di perdersi come lievito o come seme, di una economia che si misura con il proprio lavoro; con una intelligenza che coglie il momento e l’occasione e li traduce in gesti e segni quotidiani.
Due domande soggiacciono agli interventi:
- L’associazione Comunità di via Gaggio ritiene ancora importante e necessaria la presenza di una comunità clarettiana?
- La Comunità clarettiana di Segrate ritiene di doversi far carico della presenza a Lecco ?
Questi gli interventi per come ci sono stati passati.
Marco Vincenzi, venuto 41 anni fa come obiettore.
“La frattura instauratrice”: molte storie di molti sono state generate da una frattura da una diversa postura nello stare al mondo, sia in senso personale sia in senso culturale, politico ed ecclesiale.
Un posto dove non c’è stata omologazione, dove non ci si è preoccupati di essere una realtà di eccellenza, ma in realtà ci si è preoccupati dell’eccedenza, dare qualcosa in più sulle varie tematiche e sulle varie persone.
Offrire… il tema dell’accoglienza e della consegna: accogliere e consegnarsi.
Vivere i confini non come barriera tra chi è dentro e chi è fuori, ma come luogo di transito, di passaggio tra realtà differenti.
Dalla conversione alla conversazione, alla com-mozione… nel senso di muoversi insieme ad altri.
Navigare a vista nello scambio di umanità, senza preoccuparsi di etichette o appartenenze… la mensa è laica, nel senso di spazio che alimenta la vita.
La mensa, il Vangelo, Gesù, Dio sono laici…
Laicità è essere vicini all’umano e vivere il Vangelo come un posto dove l’umano può starci, abitare, vivere.
Speranza che questo percorso e dialogo possa continuare in un percorso di evangelicità, nel senso di portare dentro la Parola.
Doretta Panzeri
Una domanda all’ex presidente.
Se si è dimesso da presidente e dal CdiA, significa che un pensiero ce l’ha… qual è?
Angelo: no separazione, ma vicinanza e fermentazione, quindi si vede bene la presenza Clarettiana
Doretta Panzeri. Ha sempre sentito un sostegno dalla presenza dei Clarettiani.
Bello il carisma di Angelo, di vicinanza alle persone, di riuscire ad aiutare le persone a tirar fuori quel che sono… presenza clarettiana come una compagnia necessaria di cui si sentirebbe la mancanza se non dovesse continuare. Una presenza importante per continuare a camminare, da portare con sé nella propria vita quotidiana, nel lavoro, in modo da essere una piccola luce fuori dalla Comunità.
Pertanto si ritiene essenziale per il futuro la presenza clarettiana.
Renata Menaballi
La Casa non è solo l’operatività, pure importante, ma uno stile.
Nulla deve essere fatto per forza è tutto può essere messo in discussione.
L’esperienza di fede vissuta così è molto liberante.
La strada da percorrere è una strada aperta, non prestabilita, che potrebbe portare in molti luoghi diversi. La ricchezza non è ripetizione, ma libertà di movimento.
Mariangela Montanelli
Si ha l’impressione di parlare con l’Istituzione, anche a partire dalla disposizione del tavolo.
Un po’ sconcertata è un po’ preoccupata.
C’è bisogno di qualcuno che si prenda cura della parte spirituale, ma in un’esperienza “alla pari”, un po’ diversa da quella che si vive ad esempio nelle parrocchie, dove ci sono tante persone che fanno ma un solo parroco che decide.
Non che in questi anni Angelo non abbia preso decisioni, ma il tutto è sempre stato caratterizzato da un confronto è da una condivisione profonda.
Juan Martin
Perché stiamo qui e da dove viene tutto ciò.
Siamo qui per ascoltare. Siamo all’inizio di un cammino di una Provincia molto ampia e si deve darsi un’organizzazione e si deve pensare in quali luoghi ha senso mantenere una presenza.
Ciò che si è visto a ottobre-novembre somiglia molto a ciò che i clarettiani intendono vivere e portar avanti nei prossimi anni: la centralità della parola di Dio, la fraternità, il lavorare insieme agli altri e alle Istituzioni. Qui a Lecco ciò che si sta vivendo è molto simile al sogno che il Consiglio clarettiano intende realizzare.
Quindi il desiderio come Clarettiani è quello di continuare a restare accanto a questa associazione, tenendo conto che l’associazione ha una storia e delle caratteristiche sue proprie, che vanno rispettate. Il desiderio sarebbe quello di accompagnare e affiancare questo cammino.
L’idea non è quella di “essere parroci” ma di venire ad affiancarsi, ad ascoltare, a cercare di capire e se per l’associazione la presenza dei Clarettiani si ritiene importante si è contenti e condivide il pensiero di chi dice che non si ha bisogno di un’istituzione.
Renata Menaballi
C’è bisogno di qualcuno che “abiti qui” e che caratterizzi la Casa con la sua presenza.
Juan Martin
La figura di Angelo ha un peso enorme, ma non ha senso cercare una replica della figura di Angelo: non ci sarà un altro Angelo. Noi siamo chiamati a essere mediazione. L’unica cosa necessaria è che il Regno cresca.
Elisabetta Nicolini
Una cosa detta con il cuore… questa realtà è questa casa esprime bene la fermentazione tra la parola di Dio nello spirito clarettiano e lo spirito laico di tutti coloro che qui lavorano… questo è ciò che caratterizza questa associazione e si desidera che questa esperienza possa continuare.
Massimo Pelladoni
L’associazione non esisterebbe se non ci fosse stato Angelo.
Ora l’associazione si sta prendendo carico completamente della responsabilità dei se stessa.
Pensare al futuro è una sfida poiché ci si trova di fronte a una situazione nuova, a una scommessa, cui si sta andando incontro, che potrà condividere volentieri il dono di una presenza Clarettiana, che si affianchi nello spirito iniziale e nel rispetto reciproco dei ruoli.
Emanuela Pizzardi
È un segno molto bello la presenza del superiore dei Clarettiani, anche ricordando come agli inizi dell’esperienza della Comunità di via Gaggio l’Istituto clarettiano era molto poco presente, un po’ sullo sfondo. Ora si sta affrontando una fase che è un nuovo inizio ed è molto bello e apprezzabile che il superiore sia qui ad ascoltare.
Nel 2019 alla presenza delle comunità clarettiano dell’Europa del Sud si è cercato di presentarsi, di conoscersi anche per potere elaborare linee comuni sulle tematiche, ad esempio della migrazione. A quell’incontro in realtà non c’è stato un seguito… siamo diversi? i temi non sono quelli degli altri? È rimasta un po’ di dispiacere per la difficoltà di confrontarsi e qualche domanda sull’occasione mancata.
Negli anni si è costruita una realtà bella con una sua autonomia e delle sue caratteristiche: abitare la Casa, restare piccoli, costruire opere, essere fermento. Va bene continuare la collaborazione e ci vorrà un po’ di pazienza reciproca per conoscersi.
Juan Martin
Si ribadisce il rispetto per ciò che l’associazione vorrà decidere. Se ci fossero resistenze l’istituzione clarettiana si fa da parte.
Si ribadisce l’esigenza di conoscere – con rispetto – la decisione dell’associazione, che si ritiene comunque vicina allo spirito clarettiano.
Roberto Rocchi
Comunità di via Gaggio… una via, una strada dove si abitava, al di fuori di tutte le strutture religiose formali. Una strada ove camminare, incontrare persone. Ci si augura di poter continuare a incontrare, a misurarsi con le persone reali, adeguandosi alle necessità delle persone e del territorio. Non si tratta di una struttura fissa e ingessata, ma di un luogo vitale dove ciascuno può camminare con gli altri e dove ciascuno porta un po’ di sé. L’assenza dell’Istituto è stato un bene perché ci ha dato libertà di iniziativa.
Marco Vincenzi
Non tanto un’associazione è un istituto, ma uno spazio per continuare una storia di presenza nella città. Laicità non è contrapposizione tra chi “fa il religioso” e chi “vive nella vita normale”. Si chiede di continuare a camminare nella laicità, vedere insieme con l’apporto della Parola, non tanto come rappresentanza di un’istituzione, ma come una presenza importante che si affianchi e cammini insieme.
Paola Dall’Angelo
Si ritiene che l’esperienza con i clarettiani possa continuare… è stato e potrà essere importante, ma si ritiene che si possa mantenere lo stile che ha caratterizzato questi anni con Angelo.
Abitare insieme automaticamente si porta a fermentarsi vicendevolmente.
Mariangela Fumagalli
Tutti stiamo facendo fatica… la fatica del cambiamento nell’associazione e – forse – la fatica di immaginare un futuro per la comunità clarettiana. Stupisce e commuove la presenza dei superiori della provincia clarettiana. Si sente il bisogno di qualcuno che stia a fianco e che aiuti e sia d’ispirazione anche in senso spirituale per la vita di ciascuno.
Juan Martin
I clarettiano potranno aiutare, ma se un clarettiano dovesse restare qui avrà molto da imparare.
Un clarettiano viene dall’esperienza teorica del collegio, ma si è sempre contenti dell’esperienza di condivisione poiché il contatto e la vita con la gente è sempre molto arricchente e non è un’esperienza a senso unico, ma uno scambio reciproco.
Gustavo Pez
Sono stato tempo fa alla Casa e ritornando ho trovato molti cambiamenti.
I clarettiani oggi sono chiamati a condividere la vita. Non per comandare, insegnare, dare la direzione, ma camminare insieme. Chi viene qui viene per abitare una casa, sedersi a tavola, condividere la vita. “A domande mal formulate seguono risposte inadeguate”.
Angelo Cupini
Molto contento di ciò che si sta vivendo in questo tempo. Ma c’è bisogno di un investimento di pensiero, sperimentazione, semplificazione. Sembra che sia in atto un salto di qualità che consente di guardare avanti.
Dove si sta andando? La dimensione della fermentazione reciproca è importante. La vita e gli incontri cambiano la nostra vita. Noi aiutiamo ora ma prima siamo stati aiutati.
Claret “andava a piedi” in mezzo alla gente, ascoltava la gente, stava con la gente.
Lo stato d’animo attuale è quello di felicità e di apertura verso il futuro.
Da parte di Juan Martin c’è un’intelligenza è un’apertura nel capire le cose… le paure cadono e si può guardare avanti con serenità, con tutte le sorprese che il futuro sempre riserva.
Antonella Righini
Racconta l’esperienza dell’attività artigianale iniziata da lei è passata alla Comunità di via Gaggio. Dopo molti anni e terminato il lavoro con la pensione ha iniziato un’attività di volontariato presso la Casa sul Pozzo, una realtà che ha dato e che dà tanto. Perfino il marito rileva il cambiamento dopo la pensione e l’inizio del volontariato. È tutto questo, la parola, il lavoro, la vicinanza con la comunità musulmana ha arricchito tantissimo.
Claudia Ravaioli (Comunità di sant’Ambrogio di Segrate)
Ci si augura che l’attività possa continuare e che, se ci sarà un clarettiano, egli possa mettersi in ascolto e cerchi di capire. Si augura che si vada avanti, che si corra il “rischio di continuare”.
Doretta Panzeri
Non ho paura del cambiamento e non ha paura di un’intrusione o di una prevaricazione da parte dell’istituzione dei Clarettiani.
Sento il bisogno di continuare a sperimentare a vivere di più e più intensamente.
Se non ci fosse l’affiancamento di un clarettiano riterrei questo un impoverimento.
Se invece un clarettiano – si auspica che sia così – verrà, certo egli potrà capire, ascoltare, migliorare.
Non si ha paura di quel che potrà accadere viste le premesse di ascolto e attenzione che il superiore p. Juan Martin ci sta manifestando.
Questi gli appunti della serata.
Ringrazio tutti per l’intensa partecipazione, segno che la vita ci sta toccando nel cuore.
Angelo