Venerdì 2 aprile 2021, la settimana autentica, le tre del pomeriggio: il centro culturale Assalam e la Casa sul Pozzo sono, come sempre, faccia a faccia; e vivono un’esperienza attesa, preparata, sognata e, quasi paradossalmente, divenuta possibile anche grazie al momento drammatico che l’umanità sta attraversando.
Per tanti anni, il giovedì santo, dopo la celebrazione, la Casa sul Pozzo si è animata per la cena pasquale, che vedeva riuniti attorno alla tavola cristiani e musulmani in una festa di incontro. E ogni volta, in quel momento di gioia condivisa, io mi ritrovavo a pensare: “E’ la Pasqua del Signore!”
La pandemia ha impedito questa cena per il secondo anno consecutivo, così come ha cancellato tante altre cose. E, in parte proprio a causa di questa “privazione”, un evento differente, ma non meno intenso, ha preso il posto della cena: un piccolo gruppo di persone, eterogeneo per età, origine e religione ha vissuto un momento di preghiera nella moschea del centro Assalam, accompagnato da padre Angelo e dall’imam Usama El Santawy.
Un germoglio prezioso e delicato, frutto di un cammino che da anni è nelle corde della Casa sul Pozzo, dove nei pomeriggi dei giorni feriali abitano i giovani di Crossing, di cui tanti sono musulmani. Da qui il desiderio di dialogo e conoscenza reciproca che, anche e soprattutto grazie all’amicizia con la moschea e con Usama, evolve e si trasforma nel tentativo di percorrere ed esplorare una strada che ci veda sempre più camminare fianco a fianco, uomini e donne del nostro tempo che imparano l’ascolto profondo e sono disposti a lasciarsi “fermentare” dall’altro.
I ragazzi di Crossing partecipano numerosi alla preghiera; la loro presenza è forte. Si sente che sono stati accompagnati a questo momento, perché lo vivono con la spontaneità che li caratterizza, ma anche con la consapevolezza di compiere un gesto importante e denso di significato.
Usama ci accoglie e legge alcuni versetti del Corano. Il suono del suo canto, in arabo, è preghiera per tutti.
Angelo legge il racconto della Passione dal vangelo di Marco. La proclamazione, fatta in questo contesto, dispone gli animi a riscoprire il significato degli eventi narrati.
La preghiera di intercessione coinvolge tutti, chi dà voce a ciò che ha nel cuore, chi sceglie di rimanere in silenzio. Il desiderio comune di bene allarga i cuori e apre le menti a un mondo possibile di pace e fratellanza.
Nel saluto conclusivo il pensiero torna a questi due luoghi, la Casa sul Pozzo e la moschea, una di fronte all’altra. Luoghi, dice Angelo, che non sono nel centro della città, visibili e rappresentativi, ma che stanno al margine, terra di confine. Luoghi, gli fa eco Usama, che sono alle porte della città: accolgono chi entra e, nel desiderio di tutti i presenti, offrono un seme di pace.
Quest’anno niente cena, sono scalza, seduta su un tappetino. Ma ancora una volta mi ritrovo a pensare: “E’ la Pasqua del Signore!”
Renata
Le Preghiere dei ragazzi di Crossing
Il mio desidero è di realizzare i miei progetti e rendere i miei genitori felici.
Vorrei un mondo migliore
Spero la pace in tutto il mondo e che questo corona finisca affinché possiamo tornare alla normalità̀.
Vorrei meno ingiustizie.
Vorrei tanta felicità in tutto il mondo!
Vorrei che il COVID finisca perché́ mi manca uscire con i miei amici, andare a fare delle piccole gite con la mia famiglia. E poter respirare normalmente senza la mascherina.
Desidero che la gente contribuisca a realizzare un mondo equo, pieno di valori, di giustizia, etc.
Finché vivrò darò̀ carne al mio scheletro per renderlo completo e per uscire dal mio labirinto, lotterò̀ per tutti e per me stessa perché́ la speranza è la prima a cadere, non come ci fanno credere e l’azione può̀ ancora salvarci.
Auguro il bene a tutti, il cambiamento in positivo ai superbi ed una vita dignitosa a coloro che ne sono privi.
Spero che nel 2022 il mondo cambi in meglio, le persone siano più̀ sincere con gli altri e con loro stesse
Desidero la libertà del mio paese e anche lo sviluppo del mio paese.
l’Africa agli africani.
il popolo deve vivere in modo dignitoso senza massacri e persecuzioni.
Voglio essere libero.
Per il mio futuro spero di realizzare gli obiettivi pressati
Per la mia famiglia desidero che gli affari che hanno intenzione di svolgere vadano a buon fine e portino frutto. Vorrei trovare motivazione in ciò̀ che faccio e voglio fare.
Impressioni e riflessioni dopo l’incontro in moschea
Sentirsi accolti, sentirsi parte di un tutt’uno fatto di diversità e uguaglianza. Se avessimo trascritto le preghiere, i pensieri condivisi dai cristiani e musulmani trovatisi in moschea venerdì…sfido chiunque a distinguere quali nati dagli uni e dagli altri. A volte basta ascoltare e ascoltarsi senza pregiudizi per sentirsi semplicemente uomini sotto lo stesso cielo.
Lele
Cosa possiamo imparare dalla cultura islamica? Certamente moltissimo, ma questo venerdì santo, in cui il cammino è ancora ostacolato da restrizioni, divieti e forze contrarie forse la parola chiave per tutti noi è Jihād, lo sforzo teso verso uno scopo, che per ogni fedele è la scelta di vivere una vita piena. Perché scegliere di vivere una vita piena è un atto di volontà che richiede uno sforzo, implica fatica e una certa dose di abnegazione, parole che ci suonano antipatiche e che nel nostro “occidente” amiamo confondere con la mortificazione e l’autocommiserazione e di cui conseguentemente diffidiamo. Gesù di Nazareth non ha mai cessato di perseguire il Jihād, fin dal suo ritiro nel deserto. Lo stesso deserto che sembra essersi accumulato nelle case e nelle vite di molti in quest’ultimo anno e al quale probabilmente non eravamo preparati. Questo venerdì, grazie all’ospitalità degli amici della moschea, siamo stati accolti in un ambiente che non sembra aver dimenticato il deserto quanto noi, che ne porta con sé la rigorosa e infinita saggezza.
Giacomo