Care Amiche ed Amici,
ci siamo congedati da qualche ora da Maurilio; le sue ceneri ritorneranno al cimitero di Maggianico il prossimo venerdì 28 alle 14.
Alcuni mi hanno chiesto gli appunti della riflessione sulla Parola e sulla vita di Maurilio fatta durante la celebrazione, li metto a disposizione. Ricordo che fra un mese saremo tutti invitati a raccogliere e a dire quello che di interessante ci siamo scambiati in questi anni. Grazie a tutti per la presenza non rituale.
Angelo
Dal Vangelo secondo Matteo – Mt 13,44-52
In quel tempo, Gesù espose alle folle una parabola, dicendo: «44 Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. 45 Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46 trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. 47 Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48 Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49 Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50 e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 51 Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52 Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche»».
Mi sono incontrato con questo testo di Matteo il mattino dopo la morte di Maurilio e mi è sembrato illuminante per raccogliere la sua vita, conservarla e interpretarla, perché anche le nostre vite possano essere scosse dalla scoperta del prezioso, del tesoro, dell’altro da noi.
Il regno dei cieli è una realtà dinamica, nascosta e preziosa che feconda la pasta cosmica nel silenzio e che è presente anche “dentro” di noi.
Che l’abbiamo cercata, o ce l’abbiano regalata, il nostro compito è quello di riconoscere il grande valore, di saper reinvestire i beni per ottenere quanto abbiamo scoperto.
Questo è certamente un elemento di cui Maurilio ci ha fatto dono con la sua vita: la pluralità degli interessi, da quelli politico-sociali, della letteratura, dell’animazione, dell’espressione teatrale, della vita della gente (in questo della vita metto tutta la sua disponibilità ad esserci e ad esserci per gli altri).
Ha lavorato attorno a questo valore grande con un rigore a volte quasi maniacale (tutti i fogli di appunti da conservare e che costituivano la disperazione di Anna); alla Casa sul pozzo la datazione dei beni di consumo, gli orari segnati per gli incontri, tutto costituiva il segno per permettere il riconoscimento della scoperta che aveva fatto e l’introdurre l’altro sulla pista della scoperta. Conservare l’antico per farlo sposare con il nuovo. Non era un iconoclasta né del passato né dell’oggi. Aveva ricordi lucidi della sua infanzia, della vita con i genitori e della fiducia grande che questi avevano investito in lui. Lui la raccontava spesso come sfida al quieto vivere un po’bigotto del paese.
Le tre parabole sono rette dalla parola tesoro che ci permette di fare le operazioni raccontate dalla parabola: riconoscere, trovare, nascondere, vendere per comprare. Essere operativi ed attivi. Sviluppare processi piuttosto che fermarsi a sostenere una sola azione.
Non so la sua capacità negli affari, ma certamente nell’essere nelle cose sì, in una presenza nella quale prendeva la parola, a volte magari per dissentire.
Cosa è cambiato nella sua vita con la morte del primo bambino, Guido ?
Avrà visto il nostro bambino! ha detto Anna la sera di domenica guardando e accarezzando le mani di Maurilio, già morto. Ho pensato al suo innato desiderio di giocare con loro; nell’estate scorsa il gruppetto di bambini cinesi che per un mese hanno studiato la loro lingua alla casa sul pozzo, per loro era diventato il padre, cercato, atteso e goduto.
C’è un pensiero di Isaac Newton che penso sarebbe piaciuto anche a Maurilio: “Non so cosa penserà il mondo di me. A me sembra di essere stato solo un fanciullo che gioca sulla riva del mare e si diverte a trovare ogni tanto un sassolino un po’ più levigato o una conchiglia un po’ più graziosa del solito, mentre il grande oceano della verità si stende inesplorato dinanzi a me”.
Mi sembra che questa immagine raccolga una vita carica di stupore, per la pesca abbondante della parabola, per gli orizzonti che ha contemplato.
Ogni genere di pesce è raccolto nella parabola di Gesù. Nessuno è escluso. La salvezza è per tutti. Solo al “compimento” del mondo si potranno distinguere i pesci buoni da quelli cattivi. Non immedesimiamoci con facilità nei pesci “buoni” o con rassegnazione nei pesci “cattivi”. Non cerchiamo di prevedere o anticipare il giudizio finale. Gesù dirà: “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio” (Mt 21,31Bose).
Il cardinale Scola ha scritto nel suo libro autobiografico Ho scommesso sulla libertà: Liberi dall’esito di quel che facciamo. L’esito non è mai nelle nostre mani. Mettiamoci alla scuola degli ultimi e gustiamo l’amore misericordioso del Signore che supera di gran lunga le nostre malefatte!
(fratel GiandomenicoBose)
Ho detto che la parola “tesoro” lega tutte le parabole. Oso dire che negli ultimi giorni, misurato dalla severità del suo stato di salute, diventava ossessiva la domanda rivolta ad Anna: Tu, come stai ? Stava già male ma questo non era così pressante per lui.
Mi piace allargare questa domanda con un pensiero di padre Arrupe citato da papa Francesco nell’esortazione Christus Vivit: “Ciò di cui tu ti innamori cattura la tua immaginazione e finisce per lasciare la sua orma su tutto quanto. Sarà quello che decide che cosa ti farà alzare dal letto la mattina, cosa farai nei tuoi tramonti, come trascorrerai i tuoi fine settimana, quello che leggi, quello che sai, quello che ti spezza il cuore e quello che ti travolge di gioia e gratitudine. Innamorati! Rimani nell’amore! Tutto sarà diverso”
Lui è morto abbracciato ad Anna.
Noi che siamo stati compagni di vita per vari anni possiamo testimoniare che non era una storia sdolcinata, anzi, a volte dura, ma sempre tesa a ricercare la presenza.
Ognuno di noi ha nascosto nel cuore un’immagine, una parola, una carezza. Mi piace dire l’aiuto a don Franco nella lettura della messa della domenica mattina al Beato Serafino. Si sentiva il suo “diacono”. Come la disponibilità a dare sempre una mano, a tutti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì».
Come possiamo dire di aver compreso tutta la vita ? Un rapporto troncato così violentemente; stiamo balbettando alcune parole di vita. E’ un’operazione che questa eucaristia mette nel cuore di ognuno: memoria e ricerca.
52 Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche»».
Diventare discepoli esige il tornare in sé, decidere di alzarsi, di tornare e dire: Padre, ho peccato.
Questa vita che ci è stata regalata per un pezzo dei nostri giorni deve continuare nella memoria feconda delle nostre azioni. Dobbiamo restituire Maurilio a Dio perdonandoci reciprocamente per arrivare ad una trasparenza luminosa.
La vita di Maurilio è stata una parabola, un racconto comprensibile detto con parole comuni e ci ha rivelato un Dio che continua ogni giorno ad essere padre e amico.